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Sissy Trovato Mazza non era depressa. Piombano ipotesi diverse dal suicidio

 06/11/2016 Letto 16457 volte

Categoria:    Femminile
Autore:    Redazione
Società:    RAMBLA





Mentre a Venezia  in una stanza d’ospedale, l’agente della Polizia Penitenziaria di Taurianova Maria Teresa “Sissy” Trovato Mazza, 28 anni, langue senza  che i medici possano dare alcuna speranza,  attesa la gravità delle lesioni all’encefalo provocate dal colpo di pistola  che  secondo le tesi  della prima ora la ragazza avrebbe esploso contro se stessa per suicidarsi, angosciosi dubbi  sulle vere causa dell’episodio  e sulla sua ricostruzione prendono corpo  facendo vacillare la tesi del tentativo di suicidio avallata dalla  locale stampa veneta che sulla scorta di non meglio precisate fonti  riferisce in cronaca che la ragazza fosse da tempo depressa. Espressione questa che  ha scatenato le proteste di  tutti coloro – parenti e amici – la conoscevano e che fino a pochi giorni prima riferiscono  di una ragazza esuberante e piena di vita. Tutto il contrario della vittima di una depressione accentuata al punto da volersi togliere la vita. Con il trascorrere delle ore e dei giorni, i tasselli del mosaico investigativo  però non vanno in alcun modo a combaciare ed emergono infatti sempre più evidenti  dubbi sulla ricostruzione  e sulle attività di discovery fin’ora svolte e in relazione al ritardo con il quale venne  informata la famiglia e alle affrettate  conclusioni di un tentativo di suicidio in forza del quale  probabilmente nessuna indagine di particolare spessore sarebbe stata aperta.

QUI per leggere la prima versione dei fatti.

Secondo  fonti vicine alla famiglia la ragazza presenterebbe  due evidenti ferite  alla testa dovute al foro d’entrata e a quello d’uscita del proiettile (che non sarebbe dunque rimasto nel cervello  per come riferito dalla stampa veneta). Una delle ferite,  sul lato sinistro del cranio  al di sopra della tempia,  e la seconda  sul lato destro fra la mandibola e la gola. Non è dato sapere quale dei due fori sia da considerarsi  d’entrata per il proiettile. Ma quale che sia  ad una analisi appena superficiale la tesi del suicidio sembrerebbe vacillare  e lasciare spazio ad altri ipotesi. Ciò perché la ragazza che non era mancina e portava la fondina della pistola sul fianco destro  se avesse deciso  per l’insano gesto non avrebbe  utilizzato l’arma con la mano sinistra e il foro d’entrata avrebbe dovuto  trovarsi sul lato destro, all’incirca all’altezza tempia destra  e giammai sul lato sinistro,  quasi sulla nuca, e il proiettile avrebbe dovuto effettuare una traiettoria orizzontale – fuoriuscendo, ove mai, dalla tempia opposta o tendendo verso l’alto.  Nel caso in cui il foro d’entrata fosse quello sotto la mandibola appare strano che una persona che voglia suicidarsi  punti l’arma contro la propria gola sparandosi dal basso verso l’alto. Entrambe le ipotesi sembrerebbero più  plausibili invece in  una logica omicidiaria non disgiunta da un possibile colluttazione o altra forma di resistenza  che non in un possibile suicidio. Basti pensare a una persona che  spari alla nuca della vittima,   a bruciapelo o da breve distanza:   andrebbe a provocare una ferita esattamente  compatibile con quella che presenta Sissy Trovato Mazza  sul lato sinistro del cranio. Allo stesso modo un aggressore  che  placchi la sua vittima da tergo puntandole alla gola la canna di una pistola  ed esplodendo  un colpo che entrando dalla gola esca dal cranio.

Nell’un caso e nell’altro – quale che sia il foro d’entrata nella testa della giovane donna  in coma irreversibile, la dinamica del suicidio sembrerebbe  non reggere. E poi, sembrerebbe che il reparto  dove la detenuta partoriente era ricoveratasia collocato  in un piano terra rialzato solo  di  pochi gradini. Perché, una ragazza, atletica giocatrice di calcio e avvezza al movimento e allo sforzo fisico, avrebbe dovuto prendere l’ascensore per scendere  appena  quattro scalini?

Occorre indagare a 360°.  E finalmente  grazie anche alla presenza  e allo sprone dei genitori  le indagini sembrerebbero  aver lasciato l’alveo dello scontato  e ineluttabile  suidicio. Morte  senza colpevoli né responsabili da ricercare e assicurare alla giustizia. Quel che sembrerebbe certo è che  quel giorno Sissy Trovato Mazza non avrebbe dovuto fare quel servizio. Qualcuno glielo avrebbe chiesto e l’avrebbe fatta andare nell’ospedale dove ora lotta fra la vita e la morte.  Chi era a conoscenza di ciò. E perché tutto questo silenzio? Chi vuole far calare la sordina su un fatto gravissimo e inquietante che dietro  il tentativo di suicidio potrebbe celare una premeditata azione omicidiaria? I TG Nazionali hanno riferito in questi giorni e in queste ore di altri episodi omicidiari. Silenzio assoluto su questo che  a buon titolo potrebbe essere titolato  “Il  giallo della Giudecca” . Forse Sissy Trovato Mazza   – all’interno della struttura penitenziaria dove prestava servizio potrebbe aver visto o scoperto qualcosa   che mai avrebbe dovuto scoprire o vedere? Forse nella sua vita privata- come tutte le ragazza delle sua età –  vi potrebbero essere stati  spazi per rapporti sentimentali? Una storia d’amore finita nel sangue? Chissa? Sono interrogativi legittimi. Da “Giallo d’autore” , che  giustificano e impongono una seria indagine da parte della  Magistratura che,  in questo caso – parafrasando il titolo di un celebre film –  dovrà indagare su tutto e tutti: anche su coloro che potrebbero sembrare al di sopra di ogni sospetto.  Le colleghe della ragazza, certamente potrebbero confermare che Sissy tutto era tranne che depressa. Motivata, determinata a laurearsi e a  creare le condizioni giuste per la sua crescita professionale;  in questa fase delle sua vita  Sissy non appariva depressa. Per altri aspetti, calabrese d’origine  e dunque testarda  e caparbia,  la ragazza aveva un carattere duro, professionalmente da gendarme asburgico,  e credeva  in maniera fortissima ai valori della legalità e alla necessità di fare sempre e fino in fondo il proprio dovere. E, forse, questo suo rigore, questo suo essere  inflessibile, rigorosa e integgerima, potrebbe aver dato fastidio a qualcuno. Che dopo averla raggiunta o attesa in ospedale  l’avrebbe attirata dentro l’ascensore ferendola per  ragioni sconosciute poi con la sua stessa arma d’ordinanza.  Per questo,  l’auspicio – a parte un miracolo   che  restituisca una esistenza dignitosa a  una  ragazza che guardava alla vita con fiducia e ottimismo – è quella che Magistratura e Ispettori del Ministero  facciano luce  su questo inquietante episodio, agendo con tempestività  al fine di impedire che eventuali tracce o prove che possano contribuire  ad una lettura  alternativa dell’episodio possano essere alterate, inquinate, disperse o distrutte.

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foto: Diara



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