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Poggio Fidoni come Bilbao, Donati: "Grande famiglia, in C1 per le nostre radici"

 27/04/2017 Letto 3022 volte

Categoria:    Serie C2
Autore:    Francesco Carolis
Società:    SPES POGGIO FIDONI





Chi abita in provincia, conosce più di chiunque altro il valore del sacrificio, elemento imprescindibile, nella vita così come nello sport, per raggiungere ogni traguardo. Passo dopo passo, fatica dopo fatica, la Spes Poggio Fidoni, orgoglio di una frazione di mille anime del comune di Rieti, ha coronato un sogno: trasferte lunghe e avvversari di grande livello non sono riusciti a ostacolare la strada verso la C1 di una realtà bellissima. La società gialloverde, per tradizione e filosofia, è l'espressione sportiva di un territorio che sprizza d'orgoglio nel difendere le proprie radici: rosa interamente reatina, un paese intero a sostenere le gesta dei giocatori, passione sconfinata per il calcio a 5. Simone Donati, cuore che batte da una vita per questi colori e per la terra nella quale è nato, è il capitano di un gruppo che, guidato dalla sapiente mano di Eugenio Fiori, si è guadagnato, tra inciampi di percorso e reazioni da grandissima squadra, un biglietto per il massimo campionato regionale. Il classe '89, con un passato tra le giovanili di quel Real Rieti che continua a essere il faro del movimento del futsal sabino, racconta lo sviluppo di un 2016-2017 indimenticabile e ha una dedica speciale per quel turbinio di emozioni che risponde al nome di vittoria.

Simone, la corsa promozione del girone D si è risolta solamente all’ultima giornata: cosa hai provato al fischio finale sul campo della Tevere Remo?
"È stato bellissimo vincere il campionato all’ultima giornata, ma siamo stati poco bravi nel non mettere prima la parola fine sulla contesa: la nostra giovane età si è vista negli scontri diretti, il match col Palombara, ad esempio, dovevamo chiuderlo e poi l’abbiamo perso. Al fischio finale ho provato un’emozione grandissima: è la giusta ricompensa per tutti i chilometri percorsi, gli allenamenti svolti, le discussioni e i costanti sacrifici. Siamo una piccola realtà di paese nella quale ciascuno ha il suo ruolo: c’è il padre che funge da accompagnatore, chi sistema il campo, chi porta i palloni, chi organizza il tifo e così via. Da quest’anno abbiamo avuto al seguito una straordinaria tifoseria alla quale dobbiamo tantissimi dei nostri risultati: ci hanno seguito in ogni trasferta e non sono mancati neanche sabato scorso, a loro va un enorme grazie perchè sono stati il sesto uomo in campo. Ancora oggi non realizziamo ciò che abbiamo fatto, è un qualcosa che definirei utopico. Il merito di questa vittoria è di tutti i giocatori, ma soprattutto di mister Fiori: ha cambiato il nostro modo di vedere il futsal e ci ha trasformato da buoni atleti a buoni giocatori".

La sfida con il Palombara - e in precedenza anche con il Fabrica - vi ha tenuto sulle spine per un’intera stagione: qual è stato il momento più difficile da superare e quando invece hai capito che avreste potuto raggiungere questo obiettivo?
"È stata una contesa bellissima. Siamo partiti zoppicando, poi c’è stata la rimonta con una serie interminabile di vittorie e, dopo il capitombolo con L’Airone, un’altra grande reazione con i successi nei big match sui campi di tutte le rivali. Il momento più difficile è stato la sconfitta in casa con il Real Fabrica: avevamo preparato benissimo l’incontro e abbiamo giocato benissimo, ma la palla non entrava. Il risultato è stato bugiardo perchè abbiamo subito vari gol mentre attaccavamo col portiere di movimento: è stato davvero un colpo al cuore. A 7-8 giornate dalla fine è maturato il pensiero di entrare almeno nei playoff: ci siamo prefissati l’obiettivo di vincere tutte le finali che avevamo di fronte e, Palombara a parte, l’abbiamo raggiunto. Avevamo rispetto dello Sporting Hornets e sapevamo che sarebbe rientrato in corsa, ma, dopo Monterosi, abbiamo capito di aver accumulato un bel vantaggio su tutti. Nelle ore successive alla sconfitta col Palombara, abbiamo realmente preso coscienza delle nostre possibilità: dopo esserci riuniti al bar del paese, ci siamo detti che questo campionato non l’avremmo più perso. Grande merito al Fabrica, che ci ha tenuto sulle spine per tutta la stagione: la loro professionalità e lo spirito combattivo - lo stesso vale per Palombara e Hornets - sono stati un grande stimolo: rispettiamo tantissimo i nostri avversari, che sono stati la nostra forza".

Otto anni dopo il Real, una squadra reatina tornerà in C1: cosa significa questo per la Spes e per il movimento della provincia?
"Lì iniziò l’ascesa del futsal reatino, per noi il Real è tutto: ci ha permesso di vedere giocatori impressionanti con la maglia della nostra città e altrettanti con le squadre avversarie che sono venute a giocare qui. Ha portato il nome di Rieti in giro per l’Italia e per il mondo, è una leggenda. La nostra è una piccola parentesi piacevole che si ispira a loro: speriamo di strutturare un’intensa collaborazione con il Real e di essere d’aiuto per lanciare giocatori reatini nelle categorie superiori. Il Real ha lavorato benissimo in questo senso, anche noi abbiamo puntato sempre sui giovani del posto: c’è stato solamente uno “straniero” nella nostra storia, cioè Fratoni, ma ormai è reatino acquisito perchè vive qui. La rosa è interamente composta da elementi reatini e per metà è di Piani Poggio Fidoni, il nostro paese. Per il movimento provinciale ci stiamo spendendo tanto e speriamo di aver fatto cose buone: sicuramente non abbiamo azzeccato tutte le mosse, ma siamo spinti dalla passione e dal grande supporto del territorio. La Spes è una società a gestione familiare, tra di noi, per scherzare, diciamo di essere l’Athletic Bilbao del calcio a 5: giochiamo per rappresentare le nostre radici, non c’è niente di più bello. É questo il segreto della nostra realtà, è un motivo di estremo orgoglio".

L’anno prossimo sarete tra le grandi del calcio a 5 regionale: cosa ti aspetti dal 2017-2018? Che Poggio Fidoni dobbiamo aspettarci nella stagione che verrà?
"Saremo la più piccola tra le grandi realtà della Serie C1. L’intenzione della dirigenza è quella di riconfermare in blocco il collettivo di quest’anno: c’è la convinzione che possieda già le qualità tecniche e tattiche per affacciarsi in questa categoria, chiaramente con l’innesto di qualche under 21 e di giocatori di esperienza. Gli interventi sul mercato, in ogni caso, saranno completamente orientati verso il panorama reatino, in linea con la nostra filosofia: crediamo che la nostra città abbia individualità che possano crescere ed è giusto dare l’opportunità a chi se lo merita di vivere palcoscenici importanti. Domenica è scomparso un mio carissimo amico (il rugbista Andrea Balloni, ndr), uno sportivo vero che viveva di rugby e apprezzava in generale qualsiasi disciplina: dedico la vittoria del campionato ad Andrea, da oggi, specialmente in vista della prossima stagione, prenderò le motivazioni da lui".


Francesco Carolis



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