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C2 (ri)siamo | Qui CCCP, Zanchini: "Cresciamo senza abbandonare i princì;pi"

 17/05/2017 Letto 3176 volte

Categoria:    Serie C2
Autore:    Francesco Carolis
Società:    CCCP 1987





30 come gli anni di attività, 30, più lode, come il voto che merita una società dalle peculiarità, a suo modo, uniche nel mondo del calcio a 5 regionale. CCCP, dal lontano 1987, è sinonimo di passione estrema per questa disciplina, sani princìpi e fermo orgoglio nel saper fare leva esclusivamente sulle proprie forze: il fiorente settore giovanile dei rossi ha sfornato e continua a produrre talenti, la prima squadra, apice di una realtà votata alla crescita dei ragazzi, ha conservato la C2 in virtù del 5-3 nel playout con il Penta Pomezia. Enrico Zanchini è l’anima del sodalizio di Monteverde: la straordinaria esperienza da c.t. della Nazionale di pazienti psichiatrici si è aggiunta ai quotidiani impegni al Circolo Il Faro, dove lo spirito non cambia di una virgola.

Enrico, qual è stata la chiave del match con il Penta? Cosa significa per il CCCP questa salvezza?
“Sono partite sempre molto delicate, che difficilmente vedono prevalere nettamente una squadra sull’altra: risultano sempre decisivi gli episodi, la tenuta psicologica e la personalità. Il Penta era avvantaggiato perchè ha giocatori più esperti, tra cui il mio amico Biancolillo. La differenza l’ha fatta il gol del 4-3 a pochi minuti dalla fine, che ci ha permesso di essere più tranquilli, poi è arrivato anche il 5-3. Se fossimo andati ai supplementari, non so come sarebbe finita: per fortuna ce la siamo cavata anche quest’anno. La squadra ha disputato un campionato al di sotto delle potenzialità, ma non meritava la retrocessione per l’impegno dimostrato: siamo scesi di categoria con la femminile, un altro esito del genere sarebbe stato duro da digerire”.

Qual è il tuo bilancio sulla stagione appena terminata?
"Non mi aspettavo una stagione di questo genere con la C2: pensavo di ottenere qualcosa in più di una salvezza tranquilla. Questa categoria, nonostante il livello si sia abbassato, non ti permette di fare un buon campionato se non hai la giusta costanza e determinazione per tutti i mesi: alla fine, puoi ritrovarti invischiato nelle zone calde. Per quanto ci riguarda, non è perfettamente riuscita l’amalgama tra i più esperti e i più giovani, in ogni caso siamo convinti di aver meritato la salvezza. Un grazie va agli elementi del gruppo storico, molti dei quali all’ultima stagione, in particolare a mister Alessandro Di Piero: lascerà la prima squadra per motivi di lavoro e familiari, ma rimarrà nella famiglia CCCP da persona seria e preparata qual è. Siamo orgogliosi di avere nel nostro staff tecnico e come dirigente in panchina un ragazzo disabile in carrozzina, il grandissimo Andrea "Andreino" Terriaca".

E per quanto riguarda il settore giovanile?
"È stato un anno intenso, faticoso e importante. Abbiamo continuato un processo di crescita dal punto di vista dell’attività di base e del vivaio: nell’organico ci sono ragazzi che stanno imparando a fare gli allenatori, hanno dei valori e si dimostrano educati, capaci e appassionati. L’obiettivo è alzare il livello della preparazione tecnica e umana dei nostri istruttori: è gente che non fa del risultato l’unica cosa che conta, ma pensa solamente a insegnare a giocare e a comportarsi. Voglio sottolineare i risultati delle nostre categorie: i Giovanissimi Élite, partiti per salvarsi, sono arrivati alla semifinale playoff con la Lazio e hanno perso 1-0 meritando forse qualcosa in più. Davide, in quel caso, se l’è giocata alla pari con Golia. Gli Allievi B hanno vinto il campionato e si sono presi l’Élite, la Juniores è stato un piccolo miracolo laico: a ottobre avevamo sei giocatori, la squadra si è costruita giorno dopo giorno e si è salvata in Élite senza disputare il playout".

Nazionale, Crazy for Football e CCCP: come ti sei diviso tra i vari impegni in un momento così importante della tua carriera?
"È stato un anno molto bello per me. La Nazionale è un’esperienza incredibile, ma ancora più incredibile è stato il successo del documentario Crazy for Football: Nastri d’Argento, David di Donatello, attestati di stima anche dal mondo del calcio a 5. È stato un arricchimento notevole, che continuerà in futuro: anche il CCCP e il Circolo Il Faro hanno svolto la loro parte, così come il mio vice Alessandro Biagetti, uno storico elemento della nostra famiglia. Ho partecipato a molte proiezioni di Crazy for Football con gli studenti delle scuole romane, erano entusiasti e attenti: mi piacerebbe che i ragazzi delle scuole calcio a 5 e delle Rappresentative lo vedessero. Il documentario parla della capacità dello sport di unire e includere, veicola il messaggio che c’è sempre la possibilità, per un gruppo che crede in quello che fa, di ottenere risultati anche insperati: inoltre, si trasmette l’idea che il nostro sport può essere un potente mezzo di aggregazione".

Cosa c’è nel futuro a breve termine del CCCP? Quali sono le prospettive per l’anno prossimo?
"Il problema resta sempre il reperimento di disponibilità economiche: noi siamo fieri della nostra indipendenza, ci guardiamo intorno per trovare sponsor e pensiamo a nuove formule per aumentare ricavi. Se si vuol crescere, servono le risorse, ma senza abbandonare mai i nostri principi. C’è la voglia di fare sempre meglio, anno dopo anno: nella prossima stagione avremo tre giovanili in Élite, traguardo che vogliamo onorare al massimo. Andiamo nella direzione di una maggiore strutturazione, alzando il livello dei tecnici. L’obiettivo è una prima squadra molto giovane, per la maggior parte composta da under 23, che, magari, soffra il primo anno, ma poi lotti per qualcosa di importante. Così facendo, ci sarà l’orgoglio di avere ragazzi cresciuti in casa, beneficeremo inoltre del ritorno di qualche prestito. Vogliamo mantenere di nuovo i Giovanissimi B sotto età con i 2005, fare ancora gli Allievi B e la femminile così come tutte le altre categorie, Under 21 a parte. Non rinunciamo alla nostra vocazione sociale: al circolo giocano migranti, disabili e i ragazzi di Villa Maraini, comunità di recupero per tossicodipendenti. Puntiamo sulla qualità dello staff e su un’organizzazione sempre più attenta, sempre senza prendersi troppo sul serio, un vizio di troppe società".


Francesco Carolis



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