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Dal risotto ai broccoli-top a quei due rigori: Matteo Iannascoli racconta Rogerio

 26/08/2017 Letto 3025 volte

Categoria:    Vari
Autore:    Pietro Santercole
Società:    VARIE





L'INTERVISTA - Una foto in "famiglia" di circa due mesi fa. Un selfie, come si usa adesso: Matteo Iannascoli, Ricardo Caputo, sullo sfondo si intravede Canabarro. E poi lui. Lui che aveva deciso di ripartire dalla Sandro Abate, ma che ad Avellino non ci è mai tornato, perché il destino aveva deciso di farlo giocare lassù, insieme agli angeli, nonostante dovesse compiere ancora 39 anni.

UN RAPPORTO PARTICOLARE - Negao era di Sao Paulo, ma in terra adriatica aveva trovato una città di adozione e una seconda famiglia. "Rogerio-Pescara, un rapporto particolare". Chi meglio di Matteo Iannascoli può farlo capire anche a chi, in verità, non può capirlo fino in fondo. "Con la città aveva il rapporto era molto bello - spiega il rampollo della famiglia presidenziale biancazzurra - tutti lo conoscevano e tutti gli volevano bene. E' stato due anni a Montesilvano, ha fatto bene in ogni stagione. Un ragazzo che si faceva apprezzare per la sincerità, simpatia e la bontà anche fuori dal terreno di gioco. In campo un grande professionista, dava tutto quello che aveva, curando ogni minimo dettaglio, fisico e tecnico. Un grande uomo. Averlo avuto al Pescara è stato un motivo di orgoglio".

IO E ROGERIO - Matteo Iannascoli-Rogerio: professionalità e amicizia s'intrecciano e s'intersecano, diventando sin da subito un tutt'uno. "Avevo un rapporto eccezionale con lui - racconta - prima ancora che venisse da noi. E' stato il primo acquisto della nuova gestione, da lui è partito il nostro ciclo, la base su cui abbiamo costruito tutto". Quanti caffè, quante cene insieme. "E' stato tante volte ospite a casa mia, c'era grande fiducia e tanta simpatia. Con lui il tempo sembrava passasse tre volte più veloce".

L'ANEDDOTO - Potrebbe scrivere un libro di aneddoti con Rogerio protagonista. "Ce ne sono tanti, tantissimi. Ha rischiato di non giocare la semi di Uefa Futsal (con l'Inter Movistar, ndr) per un problema fisico, ma alla fine lui ha stretto i denti e noi abbiamo fatto di tutto per farlo giocare. Putroppo non è andata bene, purtroppo è stata anche la sua ultima partita a livello europeo". L'asso paulista, comunque, resterà per sempre nella storia del Delfini, per due tiri di rigore che hanno regalato altrettanti trofei alla famiglia Iannascoli: scudetto e Coppa Italia. "Situazioni simili - precisa Matteo - anche se quello dello scudetto è stato un po' particolare". Ecco il passato che diventa presente storico: "Andiamo a giocare gara-3 della finale scudetto a Ferrara, sbaglia anche Rogerio e perdiamo ai tiri di rigore con il Kaos. A fine gara io, lui e mio padre ci mettiamo a scherzare: mio padre gli disse che doveva imparare a calciare i tiri dal dischetto e che in settimana glielo avrebbe fatto vedere come si doveva fare. Uno, due, giorni dopo si misero a tirare i rigori, di piatto, piazzandoli. Il rigore di gara-4 dello scudetto è stato tirato proprio così. Lui che di solito incrociava dal dischetto, anche in Coppa Italia lo piazzò".

BACI LASSU' - Matteo Iannascoli guarda il cielo e manda baci lassù: "Lo ringrazio di cuore per tutti gli insegnamenti che mi ha dato. Mi ha lasciato tante belle cose: il suo risotto ai broccoli era eccezionale. Fuori dal campo, infatti, un gran cuoco, noi lo abbiamo più volte invitato a smettere con il calcio a 5 per pensare alla cucina. A parte tutto, un vanto averlo conosciuto, gli volevo davvero bene - conclude - ci vorrà molto tempo per metabolizzare quanto accaduto. Non è facile andare avanti, speriamo che la terra gli sia lieve". R.I.P. Negao, a Pescara vivrai per sempre.

Pietro Santercole



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