skin adv

Il calcio a 5 saluta «bomber» Pandalone: «Grazie a tutti, lascio senza rimpianti»

 13/12/2017 Letto 870 volte

Categoria:    Serie C1
Autore:   
Società:    SAVIO





Dire addio al campo è tra le cose più difficili nella vita di un calciatore. Ma quel momento, prima o poi, arriva per tutti, che lo si voglia o meno, che sia per una scelta personale o meno. Nel caso di Michele Pandalone, pivot in forza al Savio, è stato il fisico ad avere l’ultima parola. Il “bomber” (questo il suo soprannome) si è dovuto arrendere di fronte all’aggravarsi dell’artrosi al suo ginocchio destro, che lo ha costretto all’età di 37 anni ad appendere definitivamente gli scarpini al chiodo e salutare il calcio a 5 giocato, dopo 18 anni di onorata carriera.

UNA VITA DI FUTSAL - Il percorso di Pandalone nel calcio a 5 inizia sulle pendici dei Monti Lepini, quando a 18 anni tocca per la prima volta un pallone a rimbalzo controllato con la maglia della Forte Collefferro. Da lì in poi è stata una parabola ricca di grandi soddisfazioni, che ha toccato il suo apice nel 2006, anno del suo esordio in Serie B con il Prato Rinaldo. Lungo il suo cammino d’amore incondizionato per questo sport si è poi incrociato con l’Aemme Savio, club per cui ha sudato e combattuto fino a questo momento. Fin quando il ginocchio ha retto. “Ho provato a rimandare questa decisione il più possibile, ma alla fine ho dovuto cedere”. È da queste parole che si percepisce tutta la rassegnazione di Pandalone. “Ho provato a stringere i denti fino a fine anno, ma, dopo l’ultima risonanza, il mio medico mi ha sconsigliato di farlo: non ho quasi più cartilagine al ginocchio”.

PORTE E PORTONI - È stata inetivabile, dunque, la scelta di mettere il punto finale su questo capitolo conclusivo di vita calcistica. “Adesso il ginocchio fa ancora male, ma quando il dolore passerà e non potrò più tornare in campo, allora lì realizzerò bene il tutto: sarà difficile da digerire”. Ma la vita va avanti e quando si chiude una porta, prima ancora di aprire il prossimo “portone”, come dice il detto, è importante guardarsi dietro e non avere rimpianti. Realizzare che ne è valsa la pena di tutto quanto. “Ho sacrificato tanti aspetti di me per portare avanti questa passione, ma lo rifarei. Ringrazio tutti quelli che mi hanno accompagnato e hanno condiviso con me momenti belli e brutti. Tutta la società e i giocatori della Forte Colleffero, del Prato Rinaldo e infine un grazie speciale al Savio, in particolare a Marco Chilelli, Paolo Macciocca, Marco Ricciardi, Faziani Roberto e Alessio Medici: mi auguro che alla fine di quest’anno festeggeremo tutti insieme un bel traguardo”. E, per finire, il Savio ha già annunciato di voler ritagliare a Pandalone un ruolo nello staff tecnico. Che sia questo il famoso “portone” pronto ad aprirsi?
 

Luca Venditti
 



COPIA SNIPPET DI CODICE











-->