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Cures, il figliol prodigo che torna a casa. Madonia: «Cambiamenti da playoff»

 09/03/2018 Letto 860 volte

Categoria:    Serie D
Autore:   
Società:    US CURES





L’inizio con la compagine reatina e poi la separazione. Alcune migliorie però cuciono, sule forme del Cures, un vestito nuovo, che li rilancia nella corsa ad un posto che possa valere la post season. Madonia entusiasta delle migliorie apportate dalla dirigenza.

RITORNO – “Facevo parte della squadra iniziale ma ho avuto delle divergenze con il vecchio allenatore e alcuni impegni universitari mi hanno fatto allontanare. Poi il direttore sportivo a dicembre mi ha ricontattato, dicendomi che erano cambiate alcune cose, tra cui l'allenatore, e ho colto la palla al balzo per tuffarmi in questa avventura”, il racconto di Roberto Madonia, giocatore del Cures che è tornato agli inizi dell’inverno quando molte cose sono cambiate e si sono visti risultati completamente opposti rispetto al primo scorcio della stagione. “Essenziale l'arrivo di Mister Lelli, un esperto e un maestro del futsal che ha cambiato il nostro modo di vedere il calcio a 5, apportando miglioramenti sotto ogni punto di vista. L'arrivo di un paio di giocatori ha dato quel qualcosa in più per fare il salto di qualità. Infine la fiducia del Presidente e del direttore sportivo, ci hanno sempre sostenuto senza lasciarci soli nei momenti più difficili”.

MIGLIORIE – Molte cose devono essere cambiate, soprattutto nello specifico, se il Cures ha invertito la tendenza del suo torneo: da metà ottobre a fine novembre solo sconfitte (7), per poi trovare 16 punti nelle partite invernali. I 16 punti che rilanciano la società verso quei playoff che erano insperati all’inizio. “Netto cambiamento per quanto riguarda gli allenamenti, molto più specifici ed intensi. Abbiamo dovuto apprendere i movimenti e i vari schemi che il mister ha integrato nel nostro modo di giocare e non è stato facile, molti di noi vengono dal calcio. Altro fattore la convinzione di potercela giocare con tutti e non aver paura di nessuno”.

Marco Panunzi



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