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La nota del Casalotti: "Ansia per gli arbitri? Da 13 anni facciamo sport con valori"

 21/11/2018 Letto 533 volte

Categoria:    Serie D
Autore:    Ufficio Stampa
Società:    CASALOTTI





Roma, quadrante nord-ovest dell’urbe. Uscita 2 del Grande Raccordo Anulare, lì dove “er distributore del tabacchi notturno te frega ‘e resto”, come cantava Corrado Guzzanti nella parodia di Antonello Venditti.

Per anni, nell’immaginario di tutti, Casalotti è stata questa e non un luogo pericoloso in cui vivere o giocare una partita di pallone. Di certo non più la borgata di una volta, ma un vero e proprio centro di aggregazione sociale, popolato da famiglie provenienti da ogni parte del mondo e da emigranti del sud Italia. Un quartiere in cui è stata debellata la delinquenza, vivibile e a misura d’uomo. Ecco perché, nel vedere etichettato su un quotidiano nazionale il Casalotti come uno dei campi che “mette ansia ai fischietti”, la delusione è stata tanta: “In 13 anni di gestione non si è mai verificato un atteggiamento provocatorio nei confronti di un arbitro o un episodio di violenza grave, ecco perché non accettiamo quello che è stato scritto - tuona la famiglia Lotrionte -. Non è giusto puntare il dito quando non si è a conoscenza dei fatti”.

La realtà è che qui lo sport e il pallone sono di casa. Già, il pallone. Il migliore amico dei 40 mila e passa abitanti del quartiere: ragazzi, mamme e papà, nonni e zii che hanno popolato le tribune del campo di via Borgosesia. Un passato glorioso per una squadra che è arrivata anche a giocare la Serie C2.

Dal 2005, dopo la fusione tra l’AS Casalotti con il Tanas e il trasferimento a Primavalle, la nuova società è gestita dalla famiglia Lotrionte, che a via Borgosesia ha dato vita a una vera e propria casa dello sport. “La nostra attività è a gestione familiare - spiegano - non abbiamo il potere del Dio denaro, ma dei valori: la passione, la lealtà, ma soprattutto l’onestà, la condivisione e l’educazione”.

Un ambiente sano, ed è questa la cosa più importante. Negli anni, la società ha inviato materiale sportivo ad associazioni missionarie in Sud Africa e ha collaborato nel sociale aiutando case famiglia e disabili, mentre sul campo è diventata scuola calcio d’élite (la qualifica più alta che un club possa ricevere dalla FIGC), ha vinto due premi disciplina e ha introdotto un regolamento interno per i suoi tesserati: “A chi incappa in sanzioni disciplinari, gli raddoppiamo la squalifica - precisa Paolo Lotrionte - inoltre, li facciamo arbitrare nelle categorie della scuola calcio o li affianchiamo ai nostri istruttori per un breve periodo”. 

Quest’anno, il Casalotti Calcio ha cambiato strategia, puntando esclusivamente sulla scuola calcio e sul calcio a 5, con l’obiettivo di creare un settore giovanile florido e ridare vita a una realtà calcistica come ai vecchi tempi. Perché qui, in un quartiere spesso preso di mira dal pregiudizio, si può crescere come in qualsiasi altro posto. “Che differenza c’è tra una periferia e il centro città? Io non la vedo. Invito tutti a venire a farsi un giro qui, troveranno tante brave persone che fanno sacrifici per un futuro migliore”, dice Paolo Lotrionte.

È evidente che quello delle minacce agli arbitri sia un problema, e che l’aggressione a Riccardo Bernardini sia stato uno dei tanti casi a cui assistiamo in tutta l’Italia, ma che non riguarda l’universo del Casalotti. “Trovo corretta la posizione dell’AIA e della LND - confessa Paolo - la interpreto come un segnale, anche se non è la panacea di tutti i mali. Non sono gli arbitri a dover cambiare, ma siamo noi che dobbiamo affrontare la vita con più leggerezza. Dobbiamo tornare all’idea del calcio come un gioco di strada, quando buttavano due giacchetti per fare le porte e calciavamo un pallone di carta”.

Lì dove non c’erano rivalità né pregiudizi, ma solo spensieratezza e tanta passione. La stessa che la famiglia Lotrionte trasmette ai suoi tesserati da 13 lunghi anni.




Ufficio Stampa Casalotti



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