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Progetto, un punto di vista speciale: le mamme dell'U19 si raccontano

 13/03/2020 Letto 678 volte

Categoria:    Giovanili
Autore:    Redazione
Società:    PROGETTO FUTSAL





Al fianco del Progetto Futsal ci sono sempre tifose particolari, che grazie ai loro sforzi contribuiscono ai successi dei propri figli: le mamme dei ragazzi dell’Under 19: raccontano come vivono la stagione, quali consigli danno e il modo in cui affrontano la giornata della partita.

ALESSANDRA – “Avendo due figli maschi, ho trascorso più tempo sui campi di calcio che nei negozi. Gli allenamenti dalle 19 alle 21 sono un po’ massacranti, ma io ceno prima e loro mangiano quando tornano. Cerco di consigliarli quando vedo che qualcosa o qualcuno non gli va bene, anche se, tanto, fanno di testa loro. Non manco una partita, a casa gli dico come hanno giocato e come l’ho visti da fuori. Abbiamo sempre due visione diverse: a questa età, sbagliando, fanno come dicono loro”.

EMANUELA – “Affronto il tutto con molta pazienza, forza e propensione alla calma. Gli orari di allenamento mi costringono ad aspettarlo con il sorriso e la cena calda, una lavatrice da avviare e pronta per stendere il bucato, così da avere il kit per il successivo allenamento. Tutto ciò mentre ci si proietta agli impegni scolastici e lavorativi. Essendo profana in materia, cerco di coltivare l’autostima di mio figlio, la coesione con i compagni, risaltando il suo lato migliore sia psicologico che fisico. Prendo ad esempio prestazioni precedenti, sottolineando il comportamento positivo della squadra: senza il gruppo non si va molto avanti. Tendo a sentire silenziosamente la gara, analizzo le situazioni e mi immagino lo svolgimento della partita che spesso non coincide con la realtà: i figli da atleti si trasformano. A casa mi piace parlarne e chiarire aspetti della partita, non mi piace quando si urla verso l’arbitro o vedo comportamenti antisportivi. Se ha fatto bene glielo dico, idem se ha sbagliato, tutto è volto a coltivare la sua passione con educazione e correttezza”.

ANNA – “La vivo molto bene, non mi crea alcun fastidio. Con tre figli maschi ho passato più tempo sui campi che a casa, di conseguenza ci siamo adattati tutti agli orari. Lo sprono sempre, soprattutto in allenamento. Lo sport per noi è diventato uno stile di vita, e mi dispiace che uno dei miei figli ad esempio abbia deciso di lasciare. Si parla della gara ma non della sua singola prestazione. L’umore cambia in base al risultato. Mi sento una tifosa del Progetto e seguo anche le altre categorie, soprattutto la femminile”. 

MARINA – “Io sono la mamma di un calciatore purtroppo infortunato: sinceramente fare le lavatrici di corsa, spronarlo a rispettare gli orari degli allenamenti e delle gare mi manca tanto. Non ho le conoscenze idonee per consigliarlo tatticamente, ma predico correttezza, impegno e rispetto. Non gli faccio mancare l’incoraggiamento, soprattutto quando le cose non vanno come dovrebbero: quello, insieme al tifo, non manca mai. Dopo si analizza la gara ne discutiamo un po’, cercando di cogliere spunti utili a un miglioramento”.

ADRIANA – “La vivo con molta rilassatezza, soprattutto ora che è autonomo negli spostamenti e non più così vincolante. Due lavatrici in più non sono così un problema: penso a quando si lavava a mano. Calcisticamente non sono all’altezza di dargli consigli, ma possono spronarlo e fornirgli indicazioni comportamentali e di vita. Quando posso seguo la squadra, è bello fare gruppo con gli altri genitori. Parliamo sempre della partita, analizziamo i vari aspetti e l’umore cambia a seconda del risultato”.


Marco Modugno 
 



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