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Il CCCP 1987 rinuncia alla Serie C1: "Il Comitato non ci ha dato alcuna certezza"

 17/04/2021 Letto 899 volte

Categoria:    Serie C1
Autore:    Ufficio Stampa
Società:    CCCP 1987





In data odierna il CCCP 1987 ha fatto pervenire alla nostra redazione il comunicato in cui spiega le motivazioni della rinuncia al campionato di Serie C1.

IL COMUNICATO - Giovedì scorso, i CCCP 1987, rispondendo alla lettera con cui il Presidente Zarelli ha replicato a quella inviata da noi e altre sei società di C1, hanno comunicato al Comitato la loro decisione di ritirarsi dal campionato.

Siamo stati costretti a rinunciare alla partecipazione a un torneo così organizzato, poiché una realtà come la nostra non può assolutamente assumersi la responsabilità di affrontare un impegno che continua ad essere colmo di incognite di tipo sanitario, economico, logistico, e legale, qualunque siano le decisioni governative sulle riaperture.
Abbiamo dovuto constatare che “il costante e incessante impegno” di cui ci scrive il Presidente Zarelli, in questi tredici drammatici ed epocali mesi non ha prodotto nulla se non tante promesse, una fornitura di materiale sportivo e il famoso ristoro per quei pochi collaboratori sportivi che avevano i requisiti per ottenerlo.
Ben altre, crediamo, dovevano essere le risposte delle istituzioni sportive e il fatto non ci siano ancora certezze e risposte concrete, certifica purtroppo l’inadeguatezza di una classe dirigente soprattutto, va riconosciuto, a livello nazionale.
Invece, in concreto, sostegno e assistenza non sono mai arrivati e purtroppo anche le risposte del Comitato non ci danno alcuna certezza, limitandosi a dichiarazioni d’intenti, d’impossibilità a intervenire o di obbligo a subire decisioni altrui per problemi di “giurisdizione”.
Rimane peraltro la sgradevole sensazione che una ripresa così concepita sia dettata non tanto dal proclamato desiderio “di andare incontro alla base”, quanto da motivi legati all’immagine del calcio dilettantistico e dall’obbligo di certificare sul campo i passaggi ai campionati nazionali.
Come spiegare, altrimenti, la mancanza di un’indicazione, di un criterio, che legasse l’eventuale ripartenza alla situazione pandemica generale, mettendo quindi al primo posto la tutela della salute?
Eppure i comitati regionali conoscono le realtà in cui operano le società, le possibilità organizzative, la dimensione logistica, impiantistica, nonchè quella spesso completamente dilettantistica della partecipazione dei loro tesserati...
Invece, non abbiamo purtroppo registrato nessuna novità su garanzie sanitarie, tempi, modalità ed entità dei contributi per le spese che dovremo sostenere né su quelle che abbiamo sostenuto “a vuoto” per i campionati di queste due ultime stagioni, né chiarimenti soddisfacenti per l’evidente vuoto normativo del protocollo rispetto al MAP che, essendo pensato per società di livello nazionale, lascia enormi punti interrogativi se applicato a quelle regionali che non hanno l’obbligo del medico sociale.
Avevamo poi espresso forti perplessità sull’effettiva possibilità da parte di Federlab di gestire efficacemente i tamponi di un così ampio numero di società. Queste perplessità erano state rispedite al mittente con grande sicurezza. Ora scopriamo invece che non solo il Comitato condivide questi timori, ma che proprio per questo ha deciso di affiancare a Federlab un’altra struttura. Struttura sul cui coinvolgimento, però, non c’è ancora nessuna certezza...
Infine, le famose consulte: si scrive che la loro costituzione necessiti di alcune procedure formali. Notiamo però che queste non sono sembrate altrettanto vincolanti per la creazione di altre strutture esterne che supportano ormai da mesi l’organizzazione del C5. Nella lettera abbiamo proposto che le consulte siano il punto di partenza per una sorta di “Stati Generali del C5 regionale”, incaricati di rivedere dal profondo un movimento che proprio in virtù del livello qualitativo e quantitativo raggiunto, necessita ormai di una struttura diversa e ad hoc, che da un lato si specializzi, suddividendo le responsabilità per i vari ambiti (attività di base, settore giovanile, provinciale, regionale, femminile, rappresentative), dall’altro abbia un collegamento reale e proficuo con il livello nazionale e con il calcio a 11.
Alcune iniziative prese in questo periodo dalle società dimostrano forse che queste sanno anche andare oltre il proprio interesse particolare e coalizzarsi intorno a proposte concrete e serie: forse è il momento per le istituzioni sportive di farle diventare finalmente un vero interlocutore, attribuendogli quel ruolo che gli spetta di diritto, quali principali artefici delle fortune del C5 provinciale e regionale, nonché suoi principali finanziatori. Per concludere, questa decisione è stata per noi molto sofferta, soprattutto considerando lo sforzo dei nostri ragazzi, che da mesi si allenano con le enormi limitazioni del rispetto dei protocolli, e che aspettavano con ansia di tornare a farlo, e a giocare, finalmente in modo “normale”.
Però è in primis per la loro tutela che rinunciamo, nella speranza che per il calcio a 5 possa aprirsi finalmente una stagione nuova, di riforme, rinnovamento e innovazione. Su questo la nostra collaborazione ci sarà sempre.

ASD CCCP 1987



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