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Il Città  di Asti va al contrattacco: "Non è vero che siamo falliti"

 08/06/2020 Letto 802 volte

Categoria:    Serie A2
Autore:    Ufficio Stampa
Società:    CITTA DI ASTI





Ottenere tre articoli in una settimana su una testata in relazione alla propria squadra non è notizia da tutti i giorni, ma i pezzi in questo caso non sono redazionali e/o nuda cronaca bensì attacchi sistematici in cui il dovere di cronaca lascia spesso spazio ad astio e rancore. Problemi personali? Mah, può darsi. Quello che preme sottolineare è che spesso e volentieri si omettono particolari che vanno sotto il nome di verità. Falso per esempio ipotizzare tre società fallite, la realtà dei fatti dice che una società abbia, nel volgere di qualche anno, cambiato denominazione, passando da Antignano, ad Astense per finire a Città di Asti.
 
PAUSA DI RIFLESSIONE Fallito il Città di Asti? No, semplicemente una pausa di riflessione per capire come muoversi, non è un segreto che in tutti gli sport in questo periodo si guardi al futuro ancora di più attraverso il budget, la pandemia ha creato uno sconquasso organizzativo non da poco, fare qualche riflessione e liberare i giocatori per il futuro significa essere seri e responsabili. Obiettivi e proclami mancati ?? Un po’ di onestà intellettuale vorrebbe che chi scrive ricordasse che questa società, in otto anni, abbia raggiunto cinque promozioni e una finale di Coppa Italia di categoria da esordiente, proprio così malmessi non eravamo quindi. L’attacco poi personale ad alcuni dirigenti è decisamente una caduta di stile, ma quello ahimè non si può insegnare. Ritorna poi alla mente anche un episodio antipatico occorso in una sfida di campionato due stagioni orsono, quando la squadra venne letteralmente tacciata di cinismo e slealtà sportiva, per aver festeggiato una vittoria negli spogliatoi senza aver dimostrato attenzione (letteralmente falso) per un fatto occorso in campo a un giocatore avversario. Insomma una storia che si trascina e che non mancherà di riservare ulteriori puntate. Ma come proclamava (vista la citazione latina dell’articolista) il grande vate oratorio Cicerone: quo usque tandem abutere patientia nostra?
 
Ufficio stampa


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