Matteo Ventura tra allenamenti e famiglia. Il Team Garden sta diventando sempre di più un’isola felice. Il merito? La ricetta del successo è da cercare in tre parole, che suonano come un mantra nel circolo di Via delle Capannelle.

VENTURA – “Personalmente – esordisce Matteo - ero presente sedici anni fa, quando, a settembre del 2001, la società è nata. Ho giocato nelle categorie giovanili e da nove anni alleno. Se dovessi usare una parola per definire questa società, sceglierei famiglia. Sono orgoglioso dei principi che sono presenti in tutte le nostre categorie: impegno, lavoro, correttezza e soprattutto umiltà. Per umiltà intendo il lavorare duro, impegnarsi a fondo, dimostrare in campo con le prestazioni e con i risultati il nostro valore e poi lasciare che siano gli altri da fuori a parlare e a dire se siamo bravi o meno. L’obiettivo primario mio e di tutti i nostri allenatori è quello di raggiungere traguardi importanti avendo in ogni categoria ragazzi che sono cresciuti e maturati con noi nel nostro settore giovanile senza andare in giro, come alcune realtà fanno, a fare la spesa di giocatori nelle società vicine. Come allenatore, ritengo che vincere e raggiungere obiettivi sia molto importante, ma la soddisfazione di ottenerli con ragazzi che hai visto crescere e che sanno cosa significa indossare questi colori e far parte della nostra famiglia, non ha prezzo.”

GIOVANISSIMI - Il percorso iniziato da Matteo Ventura con i Giovanissimi parte da molto lontano. Quest’anno sono partiti alla grande e attualmente occupano il secondo posto in classifica dietro alla Futsal Lazio Academy. “Siamo una squadra con delle qualità, ma con molti ragazzi al primo anno in questa categoria e, in certi casi, l’esperienza conta molto”. Anche lo storico patron Vincenzo Sciubba è letteralmente innamorato di questo gruppo, perché è proprio nei più piccoli che si vede il vero valore di questo sport. Uno sport che fa del gioco di squadra la chiave del successo e nessuno come al Garden sa improntare questa mentalità nei ragazzi, dai più grandi fino ai più piccolini.


Simone De Cesaris

Articoli correlati