Podda, un modello da seguire. "Io come Melo: fate scelte importanti, l'occasione arriva sempre"
Che fosse un talento fuori dal comune si era capito sin dai tempi di Cagliari. Ma fin troppo spesso in Italia ci si è nascosti dietro la questione esterofila, quasi come fosse una scusa che per colpa degli stranieri, gli italiani non potevano mettersi in mostra, un alibi per non vedere certe qualità inversamente proporzionali a una carriera da top player. Michele Podda è la dimostrazione che se hai del talento, la mentalità giusta e fai scelte importanti in un determinato contesto, il problema stranieri semplicemente non è un problema. Anzi, diventa un quid in più.
LO SWITCH - “Ho sofferto tanto il primo anno a Catania. Non avevo la fiducia del mister, giocavo poco, a livello emotivo è stata durissima - ricorda - ma avevo le idee chiare e non mi sono abbattuto”. Tutto cambia con l’arrivo di Juanra, ma non solo. Lo switch del laterale sardo arriva grazie a un suo compagno di squadra. “Melo mi ha preso sotto la sua ala protettiva - sottolinea - come un papà (ci sono otto anni di differenza tra i due, ndr), noi abbiamo un rapporto di amore e odio, a volte è insopportabile per quanto urla, ma mi ha insegnato tantissimo. Un esempio, farò la stessa cosa anche io”. E così, come Peter Parker che si trasforma in Spiderman, Podda diventa un supereroe. Protagonista dello storico scudetto del Meta Catania, come Melo e Pulvirenti fa giocate senza senso, con quella sfacciataggine che non gli appartiene ma che ha acquisito a Catania: segna in gara-2 delle Finals contro il Napoli come se fosse un destro naturale, in realtà è un mancino puro. Diventa top scorer dei rossazzurri in Champions, quest’anno è già a quota 16 reti in 21 partite. Incanta. “La fiducia di Juanra è stata importante, così come Dian Luka: in tempi non sospetti mi aveva già detto che ero un giocatore da 20 reti a stagione”. In prospettiva ne può fare molti di più quest’anno. “Ai giovani italiani dico che le scelte sono importanti, l’opportunità arriva sempre e s’impara giocando”.
IO E LA NAZIONALE - Podda ormai è un punto fermo della Nazionale. Anche quella di Samperi, che ha iniziato il suo percorso con 4 successi di fila e un gol al passivo. “Vedo tante cose belle, uno staff unito con i giocatori, idee chiare e ambizione. In Nazionale c’è poco tempo per lavorare, ma grazie ai blocchi di giocatori che si conoscono, il lavoro può essere velocizzato. Il gruppo è solido, ora però servono i risultati”. Podda non si sente affatto arrivato, anche se è diventato un top. “Devo alzare la mia intensità a livello difensivo, voglio essere protagonista anche in Nazionale”.
LA MAGIA DEL PALACATANIA – Stagione da vivere quella da campioni d’Italia, ma anche complessa, anche perché in campionato il Meta Catania può al massimo ripetersi, non certo migliorarsi. Ma è presto e francamente inutile parlare di scudetto e nemmeno di quel tallone d'Achille chiamato Coppa Italia. “Discorsi troppo a lungo termine - sottolinea - c’è la Supercoppa da giocare. Una ghiotta occasione per vincere: non sarà per niente facile visto le partecipanti, ma noi giochiamo in casa”. Ecco un altro unicum della società di Enrico Musumeci: non ci ha lasciato in eredità solo la possibilità di vincere con gli italiani, ma ha creato quel senso di appartenenza testimoniato da un pubblico fuori dal comune. Il migliore d'Italia per distacco. Anche in questo caso un esempio per tutti i club. “Durante le Finals sembrava di andare a vedere una partita di calcio a 11 - sottolinea Podda - chi vendeva sciarpe, non si trovava parcheggio, già dal riscaldamento si capiva che non avremmo mai potuto perdere, lo dissi a Dian Luka - sorride - in gara-2”. Catania, unica anche sotto questo punto di vista. “Qui siamo quasi dei giocatori di calcio a 11. Io non ho mai visto una roba del genere”.
Redazione C5 Live