Ditano e il futsal croato: "Più intenso e fisico del campionato italiano, ma meno tattico"
Riccardo Ditano si racconta al blog La Casa del Portiere, in un botta e risposta a 360°.
Come hai iniziato la tua carriera nel calcio a 5?
“Avevo 16 quando mi è stata offerta la possibilità di fare un allenamento con la prima squadra della Came, all’epoca in serie A2. Indipendentemente da come sarebbe andato, avevo già capito che il calcio a 5 mi piaceva molto più del calcio, perciò finito l’anno calcistico sono passato alle giovanili della Came”.
Cosa ti ha spinto a scegliere il ruolo di portiere, uno dei più particolari e impegnativi in questo sport?
“Quando ero più piccolo giocavo come fascia sinistra, ma a ogni allenamento mi mettevo in porta, non ho una spiegazione ma questo ruolo mi ha sempre attirato. Dal calcio poi sono passato al futsal e ho capito che questo è il ruolo più bello del mondo”.
Qual è stato il momento più significativo della tua carriera prima di arrivare in Croazia?
”Sicuramente la convocazione in Nazionale, anche se non un raduno vero e proprio, ti fa provare emozioni difficili da descrivere”.
Cosa ti ha portato a giocare in Croazia? Come è nata questa opportunità?
“Ho sempre voluto viaggiare per il mondo e ancor di più farlo tramite lo sport, quindi quando si è presentata l’opportunità non ho avuto dubbi e l’ho colta subito”.
Come descriveresti il livello del campionato croato rispetto ad altri tornei in cui hai giocato?
“Il livello del campionato è molto simile a quello della Serie A italiana”.
Quali sono le principali differenze tecniche e tattiche che hai notato rispetto al calcio a 5 italiano?
”Sicuramente è molto intenso e fisico, più del campionato italiano, ma è meno tattico. Quasi tutti i giocatori sono bravi nell’uno contro uno ma hanno meno conoscenza della tattica individuale”.
Come ti sei adattato al nuovo ambiente e al diverso stile di gioco?
“Il mio è un ruolo in cui non si gioca molto a contatto con l’avversario, perciò direi che è stato abbastanza semplice adattarsi. Per me non ci sono molte differenze rispetto magari a un giocatore”.
C'è un particolare avversario o partita che ti ha messo alla prova in modo speciale?
”Per ora abbiamo giocato solo quattro partite, posso dire che contro Split è stata una gara molto difficile avendo di fronte due giocatori di grande qualità come Jelovcic e Marinovic ed essendo anche in una situazione particolare con quattro giocatori fuori per infortunio. Ma in generale il campionato è molto equilibrato e ogni partita è difficile”.
Come hai vissuto il trasferimento in un altro paese? Quali sono state le principali sfide dentro e fuori dal campo?
“Ovviamente ha avuto i suoi lati negativi, dato che ho dovuto salutare la mia famiglia e i miei amici, però è una scelta che rifarei altre mille volte. Sicuramente una sfida complicata è stata la comunicazione, ma ormai abbiamo trovato il nostro equilibrio”.
Come gestisci l’equilibrio tra vita sportiva e personale lontano dall’Italia?
”Qualche volta ho un po’ di nostalgia e conoscendo poche persone a volte mi annoio, ma sto trovando la mia armonia”.
Quanto è stato importante per te imparare la lingua e integrarti nella cultura croata?
”La lingua croata rimane una terra inesplorata, impossibile da capire e parlare, quindi mi limito all’inglese”.
Quanto è diversa la preparazione atletica e mentale in Croazia rispetto all’Italia?
”La preparazione atletica è molto simile all’Italia, per quanto riguarda l’aspetto mentale diciamo che qui ancora non lo prendono troppo sul serio”.
Che ruolo gioca la mentalità nella tua prestazione come portiere?
”Io ho imparato che è un aspetto fondamentale e colgo l’occasione per ringraziare il mio psicologo Angelo Vicelli per il percorso che stiamo facendo insieme. Lavorare sull’aspetto mentale è una cosa che consiglio a tutti”.
Hai qualche routine o strategia particolare per gestire la pressione durante le partite?
“Sempre attraverso il percorso psicologico che sto seguendo ho imparato che la pressione va gestita durante la settimana tramite esercizi mirati”.
Quali sono i tuoi obiettivi personali per questa stagione?
“Voglio dare il massimo, dimostrare il mio valore e perché no magari vincere qualcosa”.
Hai dei sogni o ambizioni particolari per il futuro della tua carriera?
“Mi piacerebbe molto riuscire a vincere qualcosa, giocare per molti anni ad alti livelli e arrivare in nazionale”.
C’è qualcosa che vorresti portare della tua esperienza croata al calcio a 5 italiano?
“Credo che i giocatori croati (almeno per quelli che conosco io), siano un esempio di disciplina, io li ammiro molto sotto questo punto di vista”.
Che consiglio daresti ai giovani portieri che aspirano a una carriera internazionale?
“Credeteci sempre e continuate a lavorare migliorandovi ogni giorno”.
Ufficio Stampa La Casa del Portiere