Real Turania estromesso dalla Coppa: la lettera aperta della società dopo la gara con il Cynthianum
Questa lettera aperta del Real Turania Calcio vuole commentare quanto riportato nel C.U. C5 LND 78 di martedì 19 maggio. Si attendeva il Comunicato per conoscere il programma della 2^ giornata di Coppa Provincia di Roma di Serie D di C5, e invece ci si è visti clamorosamente esclusi dalla competizione a seguito delle decisioni del Giudice Sportivo riguardo la gara Real Turania Calcio - Cynthianum, del 15 maggio.
LETTERA APERTA - Premesso che l'attività più che decennale di Società e squadra prescinde da sempre dai risultati sportivi, e si fonda sulla passione comune per il calcio, si tiene a far presente che l'estromissione dalla competizione importa praticamente nulla, e che questa nota vuole esclusivamente tutelare l'immagine della Società e di tutti i propri tesserati (specie quelli chiamati in causa dall'arbitro), come sportivi, ma soprattutto come individui.
Il C.U. specifica che "a tutela della propria incolumità, l'arbitro soprassedeva ad adottare i provvedimenti di espulsione continuando la gara pro-forma dal 18° del I tempo".
Ci asteniamo dal commentare i provvedimenti assunti in campo dall'arbitro, le motivazioni evidentemente addotte nel referto arbitrale, e le conseguenti squalifiche comminate dagli organi giudicanti, e non neghiamo le proteste di alcuni tesserati del Real Turania ad un primo provvedimento di espulsione (su cui non si vuole esprimere giudizio) ai danni di un proprio atleta.
Ma non possiamo assolutamente rimanere impassibili quando le sanzioni decretate in un C.U. tratteggiano la Società e la squadra come i protagonisti di quello che, vista l'esclusione dalla competizione, sembra il fatto disciplinare più grave della stagione. Siamo certi che nessuno possa negare che pathos e animosità siano parte integrante di questo sport, possa affermare di non aver mai protestato, o proferito una parola di troppo (o anche una parolaccia) nella trans agonistica delle partite.
Il fatto che la Società abbia deciso di non presentare ricorso contro le sanzioni inflitte dal Giudice Sportivo, non significa che non si creda nelle proprie ragioni, o non si abbiano accezioni da opporre, ma ribadisce che ciò che interessa non è la prosecuzione della competizione, ma la chiarezza dei fatti, una procedura più equa, e un giudizio più giusto. Visto poi che i giudizi assunti dagli organi competenti si basano in pratica sul referto arbitrale e/o di possibili Commissari, prescindendo da accezioni, testimonianze (come potrebbero essere quelle dei presenti e dei componenti della squadra avversaria), non si vorrebbe poi che al danno (le sanzioni già comminate), venisse ad aggiungersi anche la beffa (il veder respinto il possibile ricorso). Si può dare credito ad un referto in cui si legge di comportamenti irriguardosi, offensivi, e soprattutto minacciosi, con i tesserati del Real Turania che "accerchiavano" l'arbitro inducendolo a temere per la "tutela della propria incolumità", e in cui si legge poi che la violenza perpetrata dagli stessi tesserati sia stata solo il "poggiare le mani sulle spalle" dell'arbitro (gesto per altro non avvenuto)?
E si può altresì dare credito ad un referto secondo cui in una partita disputata apparentemente in un clima di violenza, aggressività, e pericolo per l'arbitro, nei restanti 42 minuti di gioco (che solo il direttore sapeva essere pro-forma) non si siano verificati o ravvisati altri timori per l'incolumità dell'arbitro?
Non si vuole credere che sul referto arbitrale abbia pesato la voglia di rivalsa per il fatto che quando un individuo sugli spalti (plausibilmente un accompagnatore e/o parente dell'arbitro) appellava i tesserati del Real Turania come una squadra che "pippa" nell'accezione comunemente negativa di tossicodipendenza, tale infamante accusa sia stata contestata da un tesserato del Real Turania che, con educazione e calma, faceva notare come la dichiarazione fosse offensiva e del tutto falsa.
Non si vuole neanche credere che sul referto abbia pesato la voglia di rivalsa per il fatto che a fine gara i responsabili all'area riservata, pur in assenza di ogni pericolo, proprio per tutelare in ogni modo l'arbitro, abbiano impedito l'accesso nello spogliatoio del direttore di gara ad un suo sedicente amico accompagnatore il quale, mostrando un tesserino di arbitro F.I.G.C., pretendeva di poter / dover avere libero accesso agli spazi riservati.
Come detto non si intende commentare o giudicare la conduzione arbitrale, ma se agli errori tecnici possibili e plausibili, si aggiungono la premeditazione, la suscettibilità personale, la prevaricazione determinata dalla posizione di potere, la falsità delle dichiarazioni, e la diffamazione, la questione non è più semplicemente sportiva, ma diventa comportamentale e morale, e il tutto equivale a lasciare agli arbitri la facoltà di determinare i risultati delle gare secondo il proprio piacere e in modo incontrollabile.
In tutto ciò, quello che si vuole portare all'attenzione di tutti è se tale sanzione possa essere considerata proporzionata ai fatti che l'arbitro dichiara essere avvenuti, e comunque equa rispetto alle sanzioni inflitte nel corso dell'attuale stagione sportiva, e anche delle precedenti, in conseguenza a fatti descritti nei relativi C.U. come ben più violenti, gravi, e lesivi.
Chiudiamo questa nostra lettera, senza paura di essere smentiti, con una considerazione tanto amara, quanto, purtroppo, vera.
Viviamo in un contesto calcistico quotidianamente minato da corruzione, accuse sessiste, ingerenze, lotte di potere, interessi economici, e scandali di ogni sorta, per altro ignorati, impuniti o sanzionati in modo evidentemente ridicolo, che indurrebbero tutti ad abbandonare, e nonostante ciò dobbiamo verificare che le sanzioni (nel caso specifico anche senza alcun fondamento di verità) più dure e severe vengono applicate al calcio dilettantistico, quello che, con i sacrifici dei suoi protagonisti, rappresenta (pur tra difficoltà e incidenti di percorso) il fondamento, l'essenza e la passione per il calcio.
Ufficio Stampa Real Turania