INTERVISTA ESCLUSIVA - “Il binomio tra giocatori argentini e il campionato italiano è destinato a durare a lungoâ€: parola del ct argentino Diego Giustozzi
Assieme all’ex giocatore di Montesilvano, Firenze, Pescara, Rieti e attuale selezionatore della nazionale sudamericana, abbiamo parlato di tanti argomenti, dal suo passato italiano al presente da ct, da un giudizio sugli “argentini d’Italia” a quelli che potrebbero diventarlo…
Dalla Redazione – Fin da quando era giocatore si vedeva che avrebbe avuto un futuro da grande allenatore. Guidava la squadra ed i compagni con il carisma di un leader e con idee ben chiare da un punto di vista tattico. Adesso per Diego Giustozzi si è aperta una nuova strada, che lo ha portato ad essere il commissario tecnico della nazionale del suo paese, l’Argentina. Un ruolo di prestigio assoluto per l’ex giocatore di Montesilvano, Pescara, Firenze, Rieti, BNL Roma, Nepi, che ora si trova a guidare la sua nazionale verso obiettivi ambiziosi verso la Copa America e soprattutto le qualificazioni al Mondiale. Assieme all’amico Diego abbiamo voluto ripercorrere la sua esperienza italiana, fare il punto della situazione del suo nuovo incarico, parlare un po’ di tutti gli “argentini d’Italia” e capire se nel giro della nazionale argentina ci sono ragazzi pronti per il campionato italiano…
Diego Giustozzi, partiamo dal tuo presente. Come vive la quotidianità lavorativa il ct della Nazionale Argentina?
“La settimana prossima inizieremo gli allenamenti per alcune amichevoli e la Copa America; sono in arrivo partite importante per delineare la squadra che porterò per la qualificazione al mondiale che e l'obiettivo più importante e che sarà a febbraio”.
Come ti stai trovando in questo ruolo? Quali sono le principali differenze tra il ruolo di allenatore di club e quello di commissario tecnico di una nazionale?
“Cerco di non cambiare la mia mentalità da allenatore di club e di nazionale; molte volte un ct è più un selezionatore che un allenatore e questo non mi piace. Il mio ruolo mi obbliga a selezionare, ma voglio che la mia nazionale si comporti come una squadra, sapendo che il tempo di lavoro non è lo stesso. Mi è capitato in alcune partite di vedere la mia nazionale non fare quello che io voglio, paragonato con un club sarebbe impensabile. Certamente come ct ti manca la competenza di settimana a settimana, e l'allenamento giornaliero”.
Quali sono le ambizioni della tua nazionale? Quali gli obiettivi che vi siete dati con la federazione per i prossimi mesi?
“Pensiamo alla qualificazione, quello e l'obiettivo massimo. Certamente tante amichevoli e tornei sono importanti, ma voglio arrivare alla qualificazione per il mondiale e non sbagliarmi nella scelta dei giocatori e poter lavorare con loro il maggior tempo possibile; adesso avremo 4/6 amichevoli e la Copa America a settembre, spero di essere all'altezza del nostro 2014”
Facciamo un passo indietro. Ripensando alla tua esperienza italiana, quali sono i ricordi più belli che ti sono rimasti impresso?
“Guarda, ho avuto la fortuna di trovarmi in buone società, a volte preferendo trovarmi bene come persona ai titoli di squadra, perché sono così come persona. Firenze, Montesilvano, Pescara, Rieti mi sono rimasti nel cuore, tanto come dirigenti e compagni tanto come persone che nominarle sarebbe troppo lungo. Io sono così nella vita, mi tengo sempre dentro i gesti personali piuttosto che qualcosa che sia successo dentro un campo di gioco. Una cosa è vera: così sono stato fino a 36 anni, adesso che mi sono formato come persona voglio vincere tutto; voglio vincere da allenatore tutto quello che ho perso come giocatore”.
Hai ancora modo di tenerti aggiornato sul campionato italiano? Posso chiederti un giudizio sulla Serie A 2014-15?
“Bella, molto bella: peccato che siano poche squadre ma questo ha fatto si che il 90% delle partite si giochino fino alla fine e in ogni giornata ti giochi un posto in classifica….tutta questa competitiva porta molto stress e questo ha fatto che molte squadre non arrivino bene ai playoff fisicamente e psicologicamente. Mi fa piacere per il Pescara e il Kaos; i pescaresi cercano la vittoria in ogni modo e si vede in ogni momento tanto dai dirigenti come dall’allenatore e i giocatori; invece il Kaos è una società sana, umana, con una idea ed equilibrio, questo e un premio per i suoi dirigenti e per lo staff tecnico, mi fa piacere per loro”.
Veniamo a noi. Nella tua nazionale ci sono diversi giocatori che fanno parte del campionato italiano. Ti chiedo una valutazione su ognuno di loro e sulla loro crescita in questo sport?
“Wilhelm un vincente, un giocatore che va sempre al limite e porta al limite ai suoi compagni e i suoi allenatori, vorrei averlo sempre nella mia squadra. Taborda è un uomo squadra, sempre regolare che dà tutto su ogni pallone, mi ha sorpreso. Rescia mentalmente è il giocatore più forte del mondo, convinto, positivo, e un uomo da 20 gol a stagione. Avellino è un leader in tutte le fasi del gioco della sua squadra. Battistoni compagno di squadra e allenato da me, la sua forza fisica fa che sia importante mi difesa e in attacco. Borruto il giocatore più imprevedibile che ho mai visto, un matto buono, sono i giocatori che mi piace allenare. Maina è un ragazzo sano, cresciuto in una società sana, adesso è diventato maturo e fa giocare la sua squadra intorno a sé. Cuzzolino è un universale di tutti i campionati del mondo, la miglior cosa che ha e che sta dando il 70% della sua potenzialità, un ragazzo eccezionale …..questi sono quelli che adesso sto convocando ma ci sono altri ragazzi che seguo e sono molto bravi…”.
Ecco. Ci parli un po’ di quei giocatori che magari ancora in Italia non sono particolarmente noti, ma che a tuo giudizio potrebbero essere pronti per un’avventura nel Bel Paese?
“Qui in Argentina ci sono ragazzi molto bravi, tecnicamente all'altezza e noi mentalmente siamo molto simili quindi pronti per il campionato italiano. I giocatori argentini sempre hanno fatto carriera in Italia e se vai a guardare fin dal 98 che i giocatori argentini sono decisivi nelle sue squadre e l'hanno fatte vincere. Mi fa molto piacere che tanti ragazzi argentini giovani possano vivere quello che ho vissuto io, solo uno che ha giocato lo può capire...”
Nicola Ciatti - Foto: www.adostoquelfutsal.arg