Mammarella buone mani: “La mia vita di sacrifici per essere il n° 1 al mondoâ€
Un giorno lontano, quando la sua carriera da miglior portiere del mondo sarà terminata, forse tornerà a lavorare nel forno di famiglia con la sorella ed il fratello. O magari andrà a dare una mano al cugino, come muratore o come pittore edile. Stefano Mammarella non ha paura della normalità, né tantomeno dei sacrifici. Portare a casa la “pagnotta” per lui non è una metafora.
LA NUOVA CASACCA - Il nuovo numero uno dell’AcquaeSapone calcio a 5 è pronto a garantire tutto il suo bagaglio di parate e umiltà alla squadra di Massimiliano Bellarte. Il prossimo 2 febbraio compirà 30 anni, e lui nelle annate importanti della sua vita non sbaglia mai. “Nel 2010 mi è riuscita l’accoppiata scudetto e matrimonio, spero di vincere anche nel 2014, visto che a gennaio e febbraio ci saranno anche gli Europei”, dice e ride di gusto il portiere di Chieti, tornato ieri da una vacanza in Salento con la moglie Manuela e il piccolo Mattia, un anno e mezzo ma sempre presente al Palaroma. Una carriera iniziata nella tradizione italiana: dal calcio. Durante l’adolescenza è stato il campetto da calcetto della sua parrocchia a far scattare la “vocazione”: “Giocare lì era più emozionante, ero sempre al centro dell’attenzione. Nel campo di calcio, quando si attaccava dall’altra parte, ero fermo. Ho sempre giocato in porta, anche a calcio: mi piace prendere pallonate… No, la verità è che non mi piace correre”, scherza Il Cucchia, tremando al pensiero delle sedute degne dei Marines che il prof Paolo Aiello sta preparando in vista della preparazione atletica dei nerazzurri. Un anno in B alla Teate Chieti, poi il Cus e infine il Montesilvano. Mammarella all’AcquaeSapone indosserà la quarta casacca della carriera. “Conosco Gabriele D’Egidio e Tony Colatriano da tempo, con loro ho sempre avuto ottimi rapporti e sono persone serie ma sempre pronte a scherzare. Con Nando Barbarossa ho parlato qualche settimana fa e la sua voglia di fare bene e allestire una squadra in grado di divertire la gente mi ha conquistato. Con loro adesso ci conosceremo meglio e costruiremo, spero, qualcosa di veramente importante”.
SACRIFICIO - La società angolana può stare tranquilla. Se bisogna costruire, lui ha la dimestichezza necessaria. E non è una battuta, vista l’esperienza maturata da Stefano nella vita di tutti i giorni. Il miglior portiere del mondo di futsal da due anni a questa parte, non gode certo dei privilegi dell’omologo del calcio a undici. “Beh, non sono Buffon, questo è sicuro. Ma fare tanti lavori, anche umili, mi ha insegnato cosa sia il sacrificio, cosa significhi lavorare per portare a casa qualcosa di buono per te stesso e per la tua famiglia”. In campo si vedono i risultati: “Sì, fa tanto sapere cosa c’è fuori dal palazzetto, al di là del nostro lavoro-divertimento. Lavorare davvero è un’altra cosa, è molto più difficile. Per questo do il meglio in ogni allenamento, m’impegno come se fossi in un cantiere”.
Parole che si sposano con la filosofia della società nerazzurra e che rendono Mammarella un pilastro del nuovo progetto. Con Bellarte, per il portierone abruzzese ci sarà anche la possibilità di crescere tecnicamente. Alle sue doti di paratutto, potrà abbinare anche qualità palla al piede. Come richiesto dal gioco del coach di Ruvo. “E’ una nuova sfida per me. Ma mi piace lavorare tanto e ascoltare sempre gli insegnamenti dell’allenatore. Solo così si possono raggiungere nuovi e importanti obiettivi. Non vedo l’ora di ricominciare”.
Ufficio stampa e comunicazione
AcquaeSapone Calcio a 5
Orlando D’Angelo
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