Cures, vigilia di playout. Carica Checchi: "Ci crediamo, meritiamo la salvezza"
Una partita che vale una stagione. Non usa giri di parole Ivano Checchi, tecnico del Cures, chiamato a giocarsi la permanenza in C2 nel playout contro il Bracelli. È ormai arrivato il momento chiave di un campionato che ha visto la formazione sabina affacciarsi per la prima volta alla categoria con acuti significativi, primo su tutti la vittoria per 5-1 sull’Atletico Ciampino.
CHECCHI - L'allenatore parla della battaglia sportiva che si attende sabato: “L’approccio alla partita è quello del duro lavoro - esordisce Checchi -. Ci stiamo preparando bene, stiamo lavorando veramente tanto. È tutto o niente. È una sfida molto difficile, che giochiamo anche in trasferta, dove abbiamo sempre avuto difficoltà nel portare a casa il risultato. Andremo a sfidare non solo la classifica, ma anche la sorte. Ad ogni modo, siamo pronti: i ragazzi ci credono, tutti ci crediamo e vogliamo provarci. I miei giocatori meritano di rimanere in questa categoria, così come lo merita la società. Forse dovevamo fare qualche punto in più prima, ma questo è stato l’andamento e ora è inutile piangersi addosso. Il playout nasconde molte insidie, innanzitutto ovviamente il terreno di gioco: noi ci troviamo in enorme difficoltà sul sintetico, ma comunque credo che le motivazioni della partita andranno ad appianare queste difficoltà”.
ULTIMO SFORZO - Subentrato nel corso del campionato, mister Checchi parla del suo percorso alla guida del Cures: "Ho trovato un ambiente bellissimo, sano, creato in pochissimo tempo dalla società, che ha lavorato per allestire qualcosa di molto importante. I ragazzi sono giovani, ma abbiamo anche elementi esperti della categoria. La cosa che ho notato e ho apprezzato tanto dei miei giocatori è la voglia di fare, di mettersi in discussione. E, di rimando, questi elementi li ho riscontrati anche nella società. Spero veramente nella salvezza: ai miei ragazzi, che sono stati finora bravissimi, chiedo quest'ultimo sforzo per dimostrare ancora una volta il loro valore”.
Giuseppe Nebbiai