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"Tre anni insieme": gli "assi" del presidente della Divisione Andrea Montemurro

 20/12/2019 Letto 1400 volte

Categoria:    Vari
Autore:    Pietro Santercole
Società:    VARIE





19 dicembre 2016, ore 17:12 per l’esattezza. Un ragazzo di 39 anni, dopo una campagna elettorale capillare e dispendiosa, con un programma ambizioso e innovativo, decide di sfidare il potere, la tradizione, la storia del futsal. Per cambiarla e scriverne una tutta nuova. “Non ero sicuro di vincere, è stata un’impresa”. Con l’ausilio di 94 club, Andrea Montemurro compie quell’impresa e diventa il presidente più giovane della Divisione C5. Quel ragazzo diventato numero uno del futsal nostrano riavvolge il nastro per i “3 anni insieme”. “Ho sempre detto che quel giorno è il giorno della liberazione dai poteri forti. Tre anni fa il calcio a 5 non era delle società, ma di un élite di persone che lo gestivano in maniera distaccata da quella che era la base, con una autonomia dettata dalla tradizione e dalla consuetudine”.

L'ASSO DI CUORI - Montemurro cambia tutto. L’io diventa noi, il lei si trasforma in tu. “Io ho l’onore di rappresentare il futsal, ma il futsal non è mio, è nostro, di tutti. Per questo ho trattato sempre tutti alla stessa maniera, anche chi mi era palesemente contro. Quello di dare del tu - rivela - l’ho ripreso dal mio amico Giovanni Malagò: lui dice sempre che tra sportivi bisogna darsi del tu, a qualsiasi livello”. Il quarto presidente della Divisione gioca a carte scoperte sin da subito. Il primo asso calato è quello di cuori. “L’impresa del 2016 è stata dettata dalla passione e dalla voglia di dimostrare che lo sport a cui avevo dedicato gran parte della mia vita poteva crescere, perché il futsal non è una disciplina da sgabuzzino. Da dove nasce questa passione? Amo questo sport da sempre ed è parte integrante della mia vita. Sono un dirigente nato nel calcio a 5 dei tempi del Genzano campione d’Italia, successivamente della Lazio. Ho sempre respirato futsal insieme a mio fratello più grande, che è stato per anni direttore del Prato che ha vinto tutto. Avevo notato subito che c’erano delle partite decisive pubblicizzate in modo adeguato, come la finale di Coppa Italia fra Genzano e Augusta, o Lazio-Prato, che riuscivano a catturare l’attenzione di tanta gente e diventare un evento di qualità non solo per gli addetti ai lavori, quindi questo sport aveva le potenzialità per essere fruibile a tutti ma era chiuso dentro una stanza”.

L'ASSO DI FIORI - Per questo Andrea Montemurro cala il secondo asso, quello di fiori. Perché la spettacolarità del futsal, più unica che rara, è come un seme attecchito sì sulla terra, ma che ha bisogno di essere innaffiato in un certo modo per fiorire. Lo slogan dell’innovazione a settimana scandisce tutto il mandato presidenziale. “Chiaramente una provocazione. Ma una provocazione positiva nata dalla volontà di migliorarsi”. Sbocciano Futsal in Soccer, Futsal Lab, Futsal Academy, solo alcuni esempi, gli altri sono custoditi in una brochure riepilogativa, sempre più grande con il passare degli anni. Ogni categoria (maschile e femminile) finisce in tv: Sportitalia, Sky, Rai, Fox, Social Match in streaming sulla pagina Facebook della Divisione, Odeon - ce n’è per tutti i gusti, perché “una partita non vista, è come se non fosse mai stata giocata”. “L’innovazione che mi ha colpito di più? Tutte, perché ogni cosa fatta è stata contrastata e osteggiata fino all’esito positivo. Ognuna delle innovazioni è stata un parto”.

L'ASSO DI PICCHE - Per questo entra in scena l’asso di picche, quello che Montemurro ha dato a tutti i suoi detrattori. “L’idea di rivoluzione è sempre più bella della rivoluzione stessa, perché l’idea ce l’hanno in tanti, ma la rivoluzione vera e propria la fanno in pochi. Ho ricevuto tante cattiverie, pugnalate dalle persone a me più vicine, schiaffi che mi hanno fatto capire che solo la passione non basta”. La battaglia con Club Italia e la fine dell’era Tavecchio, porta il presidente della Divisione (e con sé il futsal) alla ribalta sui media (inter)nazionali. “La mia sfiducia non fu per l’uomo, ma un fatto politico”. Un retroscena. “In quei giorni ci facemmo un giro in macchina, lui mi parlava del suo scoramento, io gli dissi che c’era bisogno di una svolta: gli consigliai Ranieri come cittì e di cambiare la gestione sulle Nazionali. Avevo già messo a verbale, unico nel consiglio federale,  la mia sfiducia contro l’operato di Club Italia, quindi era normale che il voto sarebbe stato contrario. Sì, abbiamo avuto tanta visibilità in quel periodo, ma non dimenticherei la provocazione su Totti, perché in quel caso non si è parlato più di Montemurro come presidente del calcio a 5, ormai era dato per assodato. Questo vuol dire che il futsal ora ha un peso specifico”.

DOMANI E' GIA' QUI - Ieri lo scacco al potere, oggi il consolidamento del calcio a 5 come una realtà. “In quanti avrebbero scommesso che sarei durato così tanto? Di questi tre anni mi restano due cose: la prima è il grande affetto della gente: quotidianamente incontro persone che mi chiedono una foto, che vogliono parlare con me di futsal; poco tempo fa, per esempio, ero a Londra con mia figlia, mi hanno fermato anche lì. La seconda è che il calcio a 5 ora è rappresentato e riconoscibile. La più brutta? Scoprire quanto l’animo umano sia cattivo. Oggi con i social ogni leadership è messa in discussione, questa libertà di espressione dovrebbe essere moderata”. Ieri, oggi e domani, come il capolavoro di Vittorio De Sica. “Il programma elettorale è stato chiuso già al secondo anno. Sono rammaricato di non averne potuto farne immediatamente un altro. Ho in mente un calcio a 5 in crescita, diverso per alcuni aspetti, con una visibilità nettamente maggiore, una gestione diversa di alcune tematiche. So di che cosa abbiamo bisogno e so anche quali sono gli strumenti, li ho in tasca”. Non resta che tirarli fuori. Nel frattempo, happy birthday Mister President.





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